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giovedì 29 dicembre 2011

Questa non è una marchetta


Un mesetto fa, come annunciavo in questo post, mi lanciavo nella mia prima esperienza di lettura di un ebook, rispondendo all'iniziativa di Marsilio Editore "Bloggers di tutta Italia: a voi la parola".

In questi giorni, complice l'influenza che mi costringe al letto (terrorizzata alla sola idea di passare il virus alle rospette), ho ultimato la lettura di La donna in gabbia.

Inizierei col dire che non sono un'esperta di thriller: diciamo che sono facilmente impressionabile e che cambio subito canale, quando il grado di violenza supera la mia soglia (minima, a dire il vero).

Detto questo, sapete quando arrivate alla fine di un libro e saltate le parole per vedere cosa sta per succedere? Il grado di coinvolgimento del personaggio principale, un poliziotto decisamente antieroico, procede di pari passo con quello del lettore e, alla fine, si trovano tutti e due invischiati fino al collo in un caso drammatico e morboso che vogliono svelare a tutti i costi.

Un filo sottile di speranza conduce il racconto (a tratti perfino macabro) dall'inizio alla fine e vi confesso che, per me, è stata fonte di costante motivazione (sono sempre alla ricerca dell'happy end... non sarà un caso se le persone che mi conoscono meglio mi chiamano Alice nel paese dei puffi).

Nel caso in cui qualcuno di voi fosse invogliato a leggerlo, non svelerò di più sulla trama.

Certamente, il piacere feticistico delle pagine stampate da sfogliare ha su di me un fascino impareggiabile. Tuttavia, devo confessarvi che pensavo peggio: pensavo che, in assenza di quel piacere, non sarei nemmeno riuscita a finirlo, il libro. Invece, lo stile di scrittura serrato, l'antieroe che finisce con il diventarti simpatico, l'analisi psicologica dei protagonisti fanno sì che, una volta iniziato a leggere, si debba arrivare a vedere la fine.

Questa non è una marchetta: a me è piaciuto davvero.

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