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venerdì 2 novembre 2012

Lo zen e l'arte di sopravvivere (alla vita in corsia)

Ora, ad essere onesti, io ho sempre guardato a questa vita di ospedale (e, perdonatemi!) anche a chi la faceva con un misto di distanza, forse indifferenza ed anche, in fondo in fondo, un pizzico di fastidio (ma guarda un pò questi, che minano il mio mondo perfetto)... Non fatevi una pessima idea di me: sono un tipo empatico, ho fatto volontariato, non sono schizzinosa... ;-)

Però, lasciando da parte tutte le altre valutazioni possibili su una situazione che non solo non si immagina mai per il proprio futuro, ma che non si augurerebbe nemmeno al peggior individuo sulla terra, devo ammettere che si tratta di un vero e proprio bagno d'umiltà.

Non può che farci bene: pensiamo, allora, che tutto questo poggi le basi per una nuova visione della vita, per avere finalmente il coraggio di porsi l'imperativo della felicità, per ricordare in ogni momento che la normalità (che di solito detestiamo) è, in realtà, uno stato di grazia.

...vi è piaciuta la lezioncina di zen?

Vi abbraccio (davvero, uno ad uno)

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